lunedì 18 giugno 2012

Articolo Eco 16 n. 29 Giugno 2012

La mia Albano Amo questa città inserita in una storia millenaria, che va dagli antichi popoli latini, alla Roma imperiale, per passare al medioevo, alla signoria dei Savelli, allo stato pontificio, con le sue meravigliose stratificazioni, sono certa di calpestare una storia millenaria che si costruisce un tassello sopra l’altro e che la porta fino ai giorni nostri. La amo nel suo meraviglioso centro storico, con l’imponente Duomo, la cui facciata risale al 1700 ad opera di un certo Cardinale Fabricius Albanensis, come riportato nella facciata, con il suo prezioso peperino locale, frutto dell’inseparabile storia di questi colli e un passato ancora più remoto, quando un vulcano eruttava lava, la stessa che incastonata nel tempo e nella terra ha reso il vino dei castelli un’eccellenza mondiale e i frutti della campagna così saporiti. Amo le rondini che puntualmente si ritrovano in primavera, e quando il silenzio invade piazza pia, nel crepuscolo di ogni sera primaverile garriscono nell’aria leggermente scaldata dal primo sole estivo. Amo questa villa Doria, meravigliosa, amo perdermi a testa in su nei suoi viali per ammirare gli altissimi pini. Ecco una città da amare in tutte le sue parti, antiche e nuove. Anche se il degrado avanza, e questo fa male, giovani di poco rispetto imbrattano i palazzi con scritte dai significati sconosciuti, violenza gratuita nel distruggere vandalicamente i secchi dell’immondizia e tutti i lampioni della suntuosa villa, dimenticanza di pulire le strade anche quelle del cuore pulsante, piene di cartacce che gente incivile e poco rispettosa del tesoro ereditato che si trova difronte e del quale immeritatamente viene in possesso. Eccola la mia bella Albano ferita trascurata e poco amata da quasi a diventare orrida periferia di Roma, quasi a dimenticare la vecchia gloria di essere gioiello dei viandanti e posto di sicuro riposo, così addossata sul colli albani. Ecco il mio messaggio non dimentichiamo il passato di cui siamo eredi, soldati romani, con tanto di terme, signori feudatari del medioevo, papi, e pittori che ci hanno tramandato formidabili dipinti e disegni di un tempo sconosciuto. Non dimentichiamo tutto questo di cui siamo eredi, custodiamolo manteniamolo, per quel che ci viene consegnato e che a nostra volta consegneremo con quell’amore e quel rispetto che solo la tua terra natìa ti può consegnare. Silvia Caldoni